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Disturbi

Sei più interessato ai disturbi dell'età adulta o dell'adolescenza?

Adulti Adolescenti

Disturbi psicosomatici

La moderna scienza psicosomatica individua in una molteplice varietà di disturbi fisici un'origine principalmente di ordine mentale. Modalità terapeutiche capaci di agire sul soma vengono attuate in assonanza con le diagnosi e le cure mediche già in atto. Tuttavia anche patologie che hanno un'eziologia di natura differente (autoimmune, allergica, degenerativa,...) sono suscettibili di essere influenzate dalla sfera psichica. L'ipnosi consente di agire sul soma a vari livelli di profondità. Potremo riceverti per sedute di ipnositerapia a Pavia, Milano e Monza.

Anoressia e Disturbi del comportamento alimentare

L'anoressia può esprimersi anche a livelli di estrema gravità e può indurre a prassi costrittive che controllano la situazione ma non curano. L'ipnositerapia è lo strumento con cui si può tentare di modificare la distorta percezione corporea (dismorfofobia) che ne è alla base. La denominazione "disturbi del comportamento alimentare" include diverse forme di disagio, quali anoressia nervosa, bulimia, ortoressia, binge eating e forme ibride. Si calcola che in Italia ne soffrano circa tre milioni di persone.
L'età di esordio di tali disturbi è tra i 15 e i 19 anni, tuttavia essa si sta abbassando con rari casi addirittura al di sotto dei 10 anni.
Vanno presi in considerazione strumenti preventivi a carattere soprattutto di relazione familiare e strumenti curativi quando la manifestazione è già comparsa. L'anoressia nervosa in particolare è un disturbo contraddistinto da restrizione alimentare, perdita di peso, paura di ingrassare, alterata percezione del proprio corpo e della normalità ponderale.
È importante osservare e prevenire. La premessa perché il disturbo alimentare si insinui è che il dialogo sereno in famiglia si interrompa. Il possibile influsso dei contesti professionali molto competitivi (moda, spettacolo, danza) è nota, così come è nota la pericolosità di siti internet cosiddetti pro-ana o pro-mia (siti che propongono comportamenti alimentari scorretti come stile di vita), così come delle mode salutiste troppo categoriche. Altro ingrediente di tali disturbi è la dismorfofobia, ossia una percezione del proprio corpo eccessivamente critica verso alcuni particolari di esso (fianchi, zigomi, cosce...).
Questo aspetto è cruciale perché si consolidi il comportamento alimentare deviante, che avrebbe lo scopo implicito di "correggere" il corpo. è su questo fronte che avviene lo scontro ideologico, esso alimenta il problema: da un lato l'anoressica che, avendo perso l'equilibrata percezione del sé corporeo, insegue l'ideale e difende la propria convinzione con determinazione, dall'altro la famiglia sgomenta, che vorrebbe portare la persona a ragionare appellandosi a una "normalità" che questa non riconosce.
La contrapposizione va affrontata possibilmente prima che il danno biologico appaia evidente.
Curare la persona, non la patologia, è la via maestra; smontarne le più recondite angosce la chiave. Potremo effettuare sedute di psicoterapia a Pavia, Milano, Monza per i disturbi alimentari.

Disturbi dell'età adulta

Ansia

Il termine ansia descrive una grande varietà di sensazioni, sintomi fisici e condizioni esistenziali. Per capire il concetto nel suo reale significato occorre andare alla sua funzione, cioè alla condizione biologica di allerta e iper-attivazione che normalmente scatta in presenza di un pericolo o di una competizione. Essa si accompagna a sintomi quali tachicardia, affanno respiratorio, precarietà fisica in genere... viene descritta soggettivamente come percezione di minaccia incombente o futuri problemi. In condizioni fisiologiche, essa compare nell'affrontare un imprevisto, un esame o una gara sportiva, nel confrontarsi con un antagonista o nelle situazioni che rappresentano un pericolo. L'ansia è ingrediente normale del vivere tuttavia esiste un limite oltre il quale l'ansia assume valenza patologica, generando più problemi di quanto la sua attivazione potrebbe risolvere; il limite sta nel "perché" si entri in ansia. Che l'atleta, ad esempio, viva una certa ansia al momento della gara è non solo normale ma necessario, affinché le risorse psicofisiche vengano usate pienamente nel corso della prova. Quando invece si sente ansia nello svolgimento di normali compiti del vivere, ciò sovraccarica l'organismo riducendone la capacità prestazionale. Un impiegato in ansia nel recarsi al lavoro o uno studente che vive con ansia l'applicazione allo studio esprimono una condizione che va cambiata. Ciò che l'ansioso teme di più è la propria reazione esagerata a piccoli turbamenti della vita (o sollecitazioni), tanto da farglieli evitare. Fuggire da essi significa restringere il proprio campo d'azione. Il nostro intervento psicologico favorisce la gestione delle emozioni, annullando i sintomi fisici eventualmente presenti. Puoi prenotare una seduta di psicoterapia per l'ansia a Pavia, Milano e Monza.

Depressione

Secondo l'OMS la depressione, che è tra le principali cause di disabilità, riduce nei soggetti colpiti l'aspettativa di vita. La persona che vive in uno stato depressivo perde interesse per la salute e fa ben poco per contrastare i propri vizi: sedentarietà, cattiva alimentazione, fumo, alcool, ecc. La depressione, in caso di concomitante malanno fisico, rende meno efficaci le cure. Riconoscere la depressione non è semplice. Una condizione di tristezza o di insoddisfazione non rappresentano di per sé una malattia, bensì situazioni esistenziali di passaggio. Importante però è conservare la motivazione a superare le difficoltà che la vita inevitabilmente presenta. Quando le risorse vengono meno e la capacità combattiva si riduce, le situazioni vengono subite piuttosto che affrontate e adattate ai propri bisogni, allora la sofferenza sfocia nella depressione che blocca e invalida l'individuo rendendolo sfiduciato e rabbioso. Trascurare le urgenze, lasciarsi vivere senza progettualità sono un chiaro indizio. Questi comportamenti vanno segnalati con tempestività in modo da favorire indagini precoci. A differenza del farmaco, che può compensare gli effetti biochimici della depressione, la psicoterapia lavora sulle cause esistenziali: fallimenti, delusioni, traumi, perdite affettive...
Il percorso terapeutico (a Pavia, Milano, Monza), conduce la persona ad una vera e propria rinascita, attraverso un nuovo modo di vivere e di sentire.

DOC: Disturbo Ossessivo Compulsivo

Chi ne è affetto compie ripetutamente azioni ingiustificate con l'unico scopo di allontanare un timore. Si rischia di riempire con questi rituali gran parte del tempo, al punto da compromettere il normale svolgimento della vita. Le persone che attuano comportamenti compulsivi e manifestano le loro ossessioni colgono l'irrazionalità dei propri comportamenti, pur non riuscendo e desistere dal compierli: lavarsi le mani molte volte al giorno, pulire oggetti prima di toccarli, ricercare ripetuti interventi estetici sul corpo, etc. Le forme sono molteplici ma il significato comportamentale è lo stesso, prevenire in tutti i modi possibili ciò che appare catastrofico: la contaminazione, la bruttezza... La psicoterapia per disturbo ossessivo compulsivo ha introdotto le novità più significative per affrontare il disturbo. L'effetto si traduce nel graduale esaurimento della spinta compulsiva; il consolidamento di un adeguato rapporto terapeuta-paziente ne è corollario indispensabile. Il raggiungimento degli obiettivi si realizza grazie alla gestione contemporanea di più fattori ed usando in modo sinergico gli strumenti di cui la psicologia applicata dispone.

Fobie

Il concetto di fobia è molto usato nella comunicazione massmediatica ma non sempre in modo opportuno e coerente. Le fobie sono un comportamento drastico di evitamento rispetto a qualcosa (oggetto o situazione) che lo stesso individuo riconosce come innocuo. In altri termini, sono una sproporzionata paura di qualcosa; essa può diventare limitante solo se ciò che si evita è un ingrediente essenziale della vita. La psicologia clinica, in un'ottica funzionalista, include queste paure esagerate in un'unica categoria psicopatologica, indipendentemente da ciò che oggettivamente le evoca: claustrofobia (paura degli spazi chiusi), agorafobia (paura di spazi aperti e frequentati), pnigofobia (paura di soffocare), aracnofobia (paura dei ragni), etc... Le distinzioni sono tuttavia utili per impostare il percorso terapeutico a Pavia, Milano, Monza. Sono le fobie più invalidanti a dover essere affrontate con maggior urgenza. Di solito le forme fobiche più gravi e condizionanti sono conseguenti alla sindrome da attacchi di panico (DAP) e ne costituiscono un aspetto integrato. La persona che si sente assillata dallo stimolo ansiogeno tende a evitare tutto ciò che lo può scatenare. Il risultato di questo ripetuto processo di evitamento è che lo stimolo evocante assurge a vera e propria entità terrorizzante; anche le persone più intime e vicine a chi ne soffre faticano nel comprendere ed ancor più nell'aiutare. Questo è forse l'aspetto più doloroso della fobia, che rischia di comportare anche una forma di incomprensione da parte degli altri e senso di colpa in chi non riesce ad uscirne.

Attacchi di panico

Il disturbo da attacchi di panico (DAP) viene distinto dal disturbo d'ansia generico per alcuni aspetti caratterizzanti:
a) la persona riconosce storicamente un primo violento attacco, nel quale ha percepito la sensazione di perdere il controllo di sé e venir travolto da un'angoscia di forte intensità, spesso associata a disturbi fisici di varia natura;
b) dopo il primo attacco di panico la persona vive nella paura che esso si ripeta, questa lo induce ad evitare ciò che era in qualche modo associato all'attacco (luoghi, persone o condizioni);
c) tale paura crea vari effetti limitanti nello svolgere la vita quotidiana. Può trattarsi di difficoltà nel prendere treno, metrò o auto; difficoltà a stare da soli, difficoltà nel frequentare luoghi affollati o altro. Le limitazioni possono essere più o meno gravi in base alla violenza del primo attacco o al tipo di vita che il soggetto conduce. Può anche manifestarsi la necessità ipocondriaca di sottoporsi a frequenti controlli medici per ricevere rassicurazioni circa la natura dei sintomi associati all'ansia. Il percorso di cura è preceduto da una valutazione psico-diagnostica che focalizza le variabili individuali critiche. Il panico è soprattutto "una paura di aver paura", pertanto rappresenta un condizionamento da rimuovere. Ciò che più conta ai fini della graduale soluzione del problema è che la persona impari a riconoscere il significato delle proprie emozioni, che percepiva come ostili e fuori controllo.

Stress

Come per tutti i termini dotati di significato molto ampio questa parola viene utilizzata spesso in maniera inappropriata. Fu nel lontano 1936 che Hans Selye, ricercatore austriaco, definì la "sindrome generale di adattamento", ovvero sindrome da stress biologico. Egli la definì sulla base di esperimenti di laboratorio che evidenziavano sull'animale identiche reazioni biologiche a seguito di diversissime sollecitazioni. Le reazioni erano: ingrossamento ed iperattività della corteccia surrenale, rimpicciolimento del timo e dei linfonodi, comparsa di irritazioni della mucosa gastrointestinale o addirittura ulcerazioni. Le sollecitazioni capaci di indurre tali reazioni potevano essere di diversissima natura. La sperimentazione indusse Selye a formulare una teoria universale dello stress, come risposta ad aggressori (stressor) sia interni che esterni. La risposta all'aggressione avviene in tre fasi:
1) fase di allarme;
2) fase di resistenza, la cui durata non può che essere limitata nel tempo;
3) fase di esaurimento, quando l'organismo non riesce più ad adattarsi al perdurare della stimolazione stressogena. La fase di esaurimento coincide con la cronicizzazione delle manifestazioni da stress: i disturbi non recedono spontaneamente anche qualora il fattore stressogeno scompaia. É come se l'individuo continuasse a vivere sulla difensiva anche quando il pericolo è passato.
La ricerca in ambito fisiopatologico ha definito ed analizzato la linea oltre la quale è meglio non trovarsi; è però la psicologia che ci spiega perché, subendo le stesse cose, un individuo perda colpi e l'altro no, perché in identiche situazioni un individuo recuperi ed un altro no. Lo stress è un normale ingrediente della vita, la resistenza allo stress può invece essere appresa e potenziata. Resilienza è quella dote che si acquisisce nei percorsi psicologici predisposti dal Centro (a Pavia, Milano e Monza) a tale scopo.

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Disturbi legati all'adolescenza

L'attività psicologica rivolta agli adolescenti è orientata a favorire la ripresa evolutiva nelle situazioni di crisi in diverse fasi del ciclo di vita (problemi scolastici, ansia, conflitti famigliari, vissuti depressivi, delusioni sentimentali, etc...). Fondamentale è l'attribuzione di un significato affettivo ed evolutivo alla crisi adolescenziale. È prevista una consultazione psicologica iniziale finalizzata alla comprensione dei problemi presentati e dei colloqui individuali con gli adolescenti e con i loro genitori. Si conclude con una valutazione che può portare alla formulazione di un progetto terapeutico, focalizzando la modalità di intervento più adeguata alla specifica situazione dell'adolescente e della sua famiglia.

Comportamenti antisociali

La trasgressione è una delle caratteristiche tipiche della fase adolescenziale. Quando i comportamenti trasgressivi sono frequenti o sfociano in azioni pericolose per sé e per gli altri è necessario aiutare il ragazzo a capire la reale motivazione di certi atti. Frequentemente la risposta va rintracciata indagando le modalità con le quali il giovane sta cercando di gestire il proprio processo di crescita e la costruzione di una propria identità, aiutandolo ad assumersi la responsabilità per le proprie scelte e i propri comportamenti.

Difficoltà scolastiche

La capacità di apprendere e di imparare non è solamente legata al concetto di intelligenza. Molto spesso la difficoltà nello studio e nel risolvere le sfide scolastiche ha radici nello sforzo dell'adolescente di integrare il percorso di studi con le difficoltà della crescita, come la necessità di acquisire autonomia, rinunciare alle sicurezze garantite dal nucleo famigliare, cercare una propria strada per definire un'identità adulta. Aumentare le proprie conoscenze e sviluppare una capacità di apprendimento deve tenere conto sia della necessità di acquisire nuove strategie di studio, che migliorino le proprie abilità cognitive, sia dei vissuti profondi che tale percorso sollecita e richiede.

Eventi traumatici

Per trauma si intende un evento grave, che condiziona e modifica il corso della vita di una persona. Quando un evento è traumatico produce un impatto che lascia il segno. Le reazioni emotive all'evento traumatico possono essere disfunzionali e, se non si riesce a disinnescarle, mantengono i loro effetti a lungo termine. Se ci riferiamo all'adolescenza, l'evento traumatico ha il potere di influenzare i processi evolutivi fisiologici che contraddistinguono la crescita. Tra gli eventi con potenziale traumatico ci sono: la perdita di persone che hanno primaria importanza (lutti); le malattie gravi, che implicano modifiche o limitano lo stile di vita; gli incidenti, che possono lasciare danni funzionali; le violenze, che possono lasciare stati d'ansia, di panico e autosvalutazione.

Gesti autolesivi (autolesionismo)

A partire dalla preadolescenza è possibile che i ragazzi mettano in atto dei comportamenti autolesivi, nei termini di vere e proprie ferite, lesioni autoinflitte al proprio corpo, o anche attraverso l'uso di sostanze psicotrope. La fatica che alcuni adolescenti vivono nel dover confrontare l'immagine grandiosa di sé con l'inadeguatezza delle esperienze quotidiane si basa su sentimenti dolorosi che hanno a che fare con la fragilità narcisistica. Ciò si manifesta attraverso "l'attacco al corpo", che viene così mortificato e rifiutato come simbolo incarnato della propria imperfezione. É necessario prestare molta attenzione a questi comportamenti, che possono essere anche collegati a pensieri di tipo suicidario. Presso il nostro Centro di psicoterapia potremo aiutarvi a risolvere problemi di autolesionismo in fase adolescenziale.

Ritiro sociale

Durante l'adolescenza è possibile sperimentare vissuti di impotenza e di solitudine che in alcuni casi portano ad allontanarsi dalle situazioni sociali, a partire dall'abbandono della scuola fino al ritirarsi dalle amicizie rifugiandosi in attività solitarie, spesso al computer, o alla ricerca di relazioni virtuali tramite internet e i videogiochi. Gli stati d'animo di vergogna e di incapacità che di solito vivono questi ragazzi impedisce loro di sfruttare le proprie risorse per uscire dalla situazione di difficoltà, che rischia di diventare sempre più angosciante. Presso il nostro Centro di psicoterapia potremo aiutarvi a risolvere il problema del ritiro sociale.

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